Recensione: “Lo shtetl perduto”

“Lo shtetl perduto”
di Max Gross
(Edizioni E/O)

Lo shtetl perduto - Max Gross - Edizioni EoIl racconto affronta con ironia yiddish l’incontro tra due mondi, ma non manca di affrontare temi serissimi e tragici come l’antisemitismo, la Shoah e l’intolleranza nei confronti dei “diversi”. Lo fa tuttavia con tono lieve, quasi agrodolce, con una scrittura scorrevole.

Kreskol è una comunità ebraica (Shtetl) che da decenni è isolata dal mondo esterno, immersa in una foresta selvaggia della Polonia orientale. I suoi abitanti vivono ignari di quello che succede nel mondo esterno e degli
eventi tragici che hanno caratterizzato la storia del Novecento: due guerre mondiali, la Shoah ed anche del progresso scientifico e tecnologico. Il confronto/scontro con la realtà avviene quando il giovane Yankel viene mandato nel mondo dei “gentili” alla ricerca di una donna scomparsa dal villaggio. Lo stupore del ragazzo quando si affaccia nel mondo di oggi è paragonabile a quello del protagonista di un racconto di fantascienza. Da questo momento, il romanzo procede su due binari: la storia di Yankel, della sua ricerca e delle difficoltà che deve affrontare e la rivoluzione che la “modernità” porta nella comunità ebraica.

Danilo Tagliaferri

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