Recensione: “La ricetta del Dottor Wasser”

Recensione di Silvia Signaroldi.

Lars Gustafsson
La ricetta del Dottor Wasser
(Iperborea)

iperboreaConfesso che mi ha spiazzata: si dipana proprio come la narrazione di memorie di un anziano che tra un aneddoto e un cruciverba e un bicchiere racconta com’è andata veramente la sua vita, ma poi divaga sulle storie connesse e attinenti, e poi si perde in particolari, e sospira sui ricordi galanti (a sentir lui non se ne è lasciata scappare una…) e in conclusione mica ti racconta proprio bene come poi è andata a finire!
La scrittura è decisamente accattivante e si legge molto piacevolmente anche se i fatti sono descritti in maniera vaga, come vago ed enigmatico è il protagonista.
Ma quello che prende in maniera prepotente è la sua filosofia di vita, l’astuzia, la voglia di vivere, la capacità di giocare, di recitare, di improvvisare con fantasia e coraggio.
Ho scelto tante citazioni (e tante tante altre ne avrei scelte) perché in ognuna c’è un pezzetto della nostra quotidiana storia che, a volte troppo inconsapevolmente, viviamo ogni giorno:
«No, la vita un senso non ce l’ha. Però glielo si può dare. Forse è stato quel che ho fatto.»
«Scelsi dunque di diventare qualcun altro, di abbandonare famiglia e ricordi e i pochi amici che avevo a casa. Lo scelsi, non perché sperassi chissà cosa da quell’altro, ma perché la seduzione che veniva dall’idea stessa di avere un libero arbitrio era irresistibile. Come ho già fatto presente. E per farla breve: scelsi.»
«Vivere una vita normale è la forma più triste di suicidio»
«… penso si sia trattato di un arresto cardiaco legato all’età. La morte che la maggior parte di noi si augura. O dice di augurarsi. Ho fatto in modo che il cane avesse un funerale degno di lui. Era forse l’unico amico che non ho mai ingannato.»

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