Consigliati: Iperborea

La Libreria Fahrenheit 451 vi consiglia due titoli di Iperborea:


doppio vetro“Doppio vetro”
di Halldòra Thoroddsen

Vincitore del Premio della Letteratura Europea 2017, Doppio vetro è un romanzo sorprendente, una storia d’amore e rimpianto tra il fuoco e i ghiacci d’Islanda, un inno struggente alla vita.

Dal doppio vetro delle sue finestre in un piccolo appartamento nel centro di Reykjavík, un’anziana donna osserva la vita da cui si sente ormai tagliata fuori ma che continua ad attrarla, a porle domande, a nutrire la sua «fame di giorni» e il suo desiderio di appartenere al presente. Vedova con figli che hanno da tempo preso la loro strada e nipoti ormai cresciuti e sempre più lontani, la sua esistenza subisce una scossa inaspettata con l’entrata in scena di un uomo. Un coetaneo che forse ha già incrociato brevemente in gioventù, un ex chirurgo separato dalla moglie che senza timore le si dichiara e la corteggia, facendole riscoprire l’ebbrezza della complicità e del sentirsi desiderati. Ma è ammesso, opportuno, o anche solo possibile innamorarsi ancora alla sua età? Che cos’ha in fondo l’amore da offrire a due solitudini al tramonto? E perché la passione senile rimane un tabù, perfino agli occhi di amici e famigliari, qualcosa da negare o deplorare come un capriccio?

Attraverso le emozioni, i pensieri e le paure della protagonista, in una dimensione sospesa tra la profonda sensibilità e il disincanto ironico che si maturano con gli anni, ci immergiamo in un’avventura sentimentale che raramente trova voce in letteratura. Doppio vetro è un delicato canto d’amore alla vitalità interiore che non si rassegna allo sfiorire del corpo, un racconto poetico di toccante empatia sullo scarto tra i ruoli che la società impone a ogni stagione della vita e un sentire che non invecchia quasi mai con l’età.


cucinare un orso“Cucinare un orso”
di Mikael Niemi.

«Ho vissuto come i miei antenati. Ho ricalcato le orme dei sami. Ma adesso non mi basta più.»

Corre l’anno 1852 e nel profondo nord della Svezia tuona la parola di Læstadius, carismatico pastore di origini sami che ha fondato un rivoluzionario movimento spirituale in lotta con le autorità libertine del distretto. Al suo fianco Jussi, un ragazzo lappone dal tragico passato che lui ha accolto e istruito come un figlio ma che tutti chiamano con timore e disprezzo noaidi, lo sciamano. La tensione tra il pastore e i suoi nemici sale quando una giovane serva viene trovata morta nella foresta. Il giudice Brahe dichiara subito che è stato un orso, ma Læstadius, che è anche un esperto botanico, abituato a osservare i più minuziosi dettagli del paesaggio, trova diverse tracce riconducibili a un assassino. Uomo di fede e di ragione, letterato e biologo teso a indagare la natura quanto l’anima per elevare lo spirito umano, il predicatore si fa ingegnoso detective per ricercare la verità, mentre il male che vi si annida travolge sempre più Jussi – il diverso, l’indifeso, il capro espiatorio designato – facendo vacillare ogni fiducia nella giustizia umana e divina. Le atmosfere del Nome della rosa rivivono in questo romanzo ispirato da un personaggio storico che attraverso l’istruzione e il potere della parola scritta ha cercato di dare voce e riscatto alla bistrattata minoranza sami.

Visionario, crudo, lirico, pulp, con fulminanti incursioni nel sapere scientifico ottocentesco e nell’estasi mistica, Cucinare un orso ci irretisce in un universo narrativo tanto audace quanto capace di proiettarci nel cuore vivo di un’epoca e di una terra ai margini artici del mondo – eppure così vicina alla nostra – dentro una storia di irresistibile forza epica.

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