Recensione: “La più amata”

Recensione di Silvia Signaroldi.

Teresa Ciabatti
La più amata
(Mondadori)

amataMi era rimasta impressa, tanto che ogni tanto ci ripenso, una di quelle frasettine stucchevoli su sfondi evanescenti e diceva più o meno “ogni scrittore parla di sé, se è bravo ti illude che parli di te”.
Per fortuna qui non succede, perché nessuno vorrebbe mai trovarsi immischiato in un’umanità così descritta, così insensibile e arrivista, così miseramente superficiale e isterica, emotivamente asciutta nell’incapacità più totale di amore e di affetto.
L’autrice dimostra un certo coraggio per raccontare, pur magari romanzando, una vita trascorsa tra freddi calcoli, ambizioni, capricci, narcisismi esasperati, in una realtà misteriosa e impensabile e quindi irreale nel mondo della vita delle persone di tutti i giorni. Viene vivisezionata l’infanzia di bambini cui di fatto l’infanzia è negata, svezzati ed educati a valori esclusivamente monetari.
La scrittura infatti rende bene la successiva e adulta ricerca di un senso, di una percezione nuova e consolatoria: è sofferta, incalzante, coinvolgente ma insieme scostante in maniera quasi psicopatica, e ci ritroviamo con la sgradevole sensazione di bocca allappata dopo aver assaggiato un frutto, e un mondo, apparentemente bello ma orrendamente malmaturo.

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