“L’ultima paziente”

Massimo della Libreria Fahrenheit 451 ci parla del libro L’ultima paziente di Gabriel Rolón (trad. Mariana E. Califano, edizioni Piemme):

l'ultima pazienteDa qualche settimana è pubblicato in Italia il primo romanzo di Gabriel Rolón, laureato in psicologia all’Università di Buenos Aires e specializzato in psicanalisi, L‘ultima paziente, balzato in vetta alle classifiche nel suo Paese natale, l’Argentina. Una storia a tinte forti, con tutti gli elementi del thriller, ambientata sotto il limpido cielo di Buenos Aires, dove stando ad una frase assai usata dai suoi abitanti, i porteños: “Tutti sono in analisi, o l’hanno fatta oppure la faranno”.

Una sera l’affascinante Paula Vanussi, turba la routine di Pablo Rouviot, stimato e affermato psicanalista affinché assuma l’incarico di perito di parte nel procedimento a carico dell’amato fratello Javier, sofferente di gravi problemi mentali e di cui si occupa dalla morte della madre, reo confesso dell’omicidio del padre.

Fautore dal punto di vista professionale del ricercare e del rivelare la verità a tutti i costi e in tutte le circostanze, il protagonista anziché limitarsi ad espletare la perizia da sottoporre al vaglio del giudice per determinare la capacità di intendere e di volere di Javier al fine di sottrarlo al regime carcerario ed affidarlo ad una protettiva casa di cura, si chiede se, ad onta della sua confessione scritta, il ragazzo potrebbe non essere colpevole. La vittima del resto era pur sempre un assai discusso, potente e gaudente imprenditore in odor di malaffare inviso a molti.

Senza sapere di scherzare col fuoco, il Nostro, spalleggiato da antichi amici, coadiuvato da segretarie irreprensibili e aiutato da altre alla ricerca del grande amore, si immergerà in una vicenda ricca di colpi di scena, controllato da misteriose berline nere cariche di morte e sotto lo sguardo ironico di cinici e disincantati poliziotti rassegnati alle soperchierie dei padroni del vapore.

A poco a poco, si sveleranno i segreti inconfessabili di un’intricata storia familiare piena di violenza e di dolore ed alla fine tutto si ridurrà ad un problema di coscienza. Andare o meno contro i propri principi e, se si, che verità raccontare? Si può davvero rendere pubblico un certo tipo di verità, la verità vera, arrivati veramente a conoscerla? Questo è il dilemma. Oppure in certi casi – parafrasando un brano di una canzone d’altri tempi – non è meglio costruire su macerie per mantenersi vivi?

Massimo

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